Assoluzione per Iwao Hakamada dopo le accuse di quadruplice omicidio nel 1968.
Il tribunale distrettuale di Shizuoka ha dichiarato non colpevole l’88enne Iwao Hakamada, un ex pugile, in un nuovo processo relativo a un caso di quadruplice omicidio risalente al 1968. Questa sentenza segna una vittoria significativa per la giustizia, annullando una condanna ingiusta che ha costretto l’anziano a trascorrere decenni nel braccio della morte.
Iwao Hakamada: un processo segnato da gravi irregolarità
Il presidente della corte, Koshi Kunii, ha messo in evidenza che durante il processo si è verificata una “produzione multipla di prove”, escludendo Hakamada come colpevole dell’omicidio.
Questo verdetto non solo riabilita l’ex pugile, ma pone anche l’accento sulle falle nel sistema giudiziario giapponese, evidenziando come prove manipolate possano portare a condanne errate e ingiuste.
L’emittente giapponese NHK ha diffuso questa importante news, sottolineando il significato della sentenza nella storia della giustizia penale giapponese. Con la sua assoluzione, Hakamada diventa il quinto condannato a morte a essere dichiarato non colpevole in un nuovo processo nella storia penale giapponese del dopoguerra.
Dalla condanna all’assoluzione
Hakamada era stato condannato nel 1968 per l’omicidio di un dirigente aziendale e di tre membri della sua famiglia, oltre che per aver incendiato la loro abitazione. Nonostante la condanna morte, non è mai stato giustiziato a causa dei lunghi appelli e dei nuovi processi. Ci sono voluti ben 27 anni prima che la corte suprema respingesse il suo primo appello per avviare un nuovo processo.
Il secondo appello è stato presentato nel 2008 dalla sorella Hideko Hakamada, ora 91enne. La corte ha finalmente accolto la richiesta nel 2023, mettendo in piedi un nuovo processo che ha avuto inizio ad ottobre.
Hakamada è stato rilasciato nel 2014 dopo che una corte ha ordinato un nuovo processo basato su ulteriori prove, suggerendo che la sua condanna fosse fondata su accuse fabbricate dagli investigatori. Prima della sua liberazione, aveva trascorso ben 48 anni in prigione, la maggior parte dei quali nel braccio della morte, facendolo diventare – di fatto – il condannato a morte più anziano al mondo.